Società Italiana di Tossicologia (SITOX)
Relazioni di premi e borse di studio


Relazione della Dott.ssa Susanna Vichi, Premio Bronzetti al XIV Congresso Nazionale SITOX

ANALISI DEI POLIMORFISMI DELLE GST COME POSSIBILI FATTORI DI SUSCETTIBILITÀ ALL’INSORGENZA DELLA ENDOMETRIOSI
Susanna Vichi (a), Simonetta Gemma (a), Maria Grazia Porpora (b), Annamaria Ferro (b), Elena De Felip (a) e EmanuelaTestai (a).
a) Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, b) Policlinico Umberto I°, Cattedra di Ostetricia e Ginecologia, Roma

L’endometriosi è una patologia ginecologica estrogeno-correlata, caratterizzata da un locale processo infiammatorio, consistente nell’impianto e nella crescita di endometrio in sedi anomale, fuori dalla cavità uterina. La sua incidenza relativamente elevata è in costante aumento nei paesi industrializzati; in Italia, in particolare, più del 10% delle donne in età fertile è affetta da endometriosi. L’impatto di questa patologia sulla salute riproduttiva femminile, nonché la rilevanza per il Servizio Sanitario Nazionale a causa degli elevati costi in termini di terapie farmacologiche, chirurgiche e di fecondazione assistita, ha richiamato l’attenzione crescente da parte della comunità scientifica. La patologia è caratterizzata da degenerazione ciclica ed infiammazione cronica del tessuto endometriosico, con conseguente presenza di elevate concentrazioni di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e prodotti dello stress ossidativo. Quale sia il contributo dello stress ossidativo nella fisiopatologia dell’endometriosi non è ancora chiaro; tuttavia, il trattamento con agenti antiossidanti (ad esempio il mifepristone) è in grado di bloccare la proliferazione delle cellule endometriosiche.
Tra gli enzimi di fase II espressi a livelli apprezzabili nell’endometrio le Glutatione S-Transferasi (GST) hanno un ruolo rilevante nella detossificazione dei prodotti dello stress ossidativo che si formano in seguito alla endometriosi, e come tali le abbiamo considerate dei validi candidati in grado di conferire una suscettibilità genetica alla patologia.
La presenza di polimorfismi genetici nelle GSTM1, T1 e P1 e A1, associata a variazioni nell’attività enzimatica e alla conseguente alterata efficacia nei processi di detossificazione delle ROS, potrebbe quindi rappresentare un importante fattore di suscettibilità all’endometriosi. Le GST M1 e T1 sono caratterizzate da polimorfismi con totale delezione del gene e conseguente assenza della proteina e della attività correlata. I polimorfismi di GSTP1(+313A/G) e di GSTA1(-69C/T) sono entrambi dovuti a mutazione puntiforme, rispettivamente nel codone 105 (Ile105?Val105) del locus GSTP1 e nella regione del promotore del gene GSTA1.
In letteratura alcuni studi (generalmente a numerosità limitata) riportano risultati contrastanti sul possibile ruolo delle varianti alleliche delle GST nell’insorgenza di endometriosi. Per verificare questa ipotesi nella popolazione italiana è stata condotta una analisi dei genotipi (mediante PCR e RFLP) su campioni ematici, raccolti presso il Policlinico Umberto I°, provenienti da volontarie sane (n=144) e da pazienti con diagnosi laparoscopica di endometriosi (n=142), arruolate in uno studio caso-controllo. L’arruolamento delle pazienti è stato effettuato previo consenso informato e nel rispetto dell’attuale normativa sulla riservatezza dei dati personali.
I dati prodotti in questo lavoro sembrano escludere che la presenza della delezione dei geni GSTM1 e GSTT1, singolarmente e/o in combinazione, comporti un significativo aumento del rischio. Nessuno degli O.R. raggiunge infatti la significatività statistica, anche se tendenzialmente soggetti GSTM1(-) sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare la patologia (O.R.=1.52 C.I.=0.95-2.43). Anche la variante allelica di GSTP1 non influenza l’insorgenza di endometriosi (O.R.=0.91 C.I.=0.57-1.45), come pure risulta per la GSTA1 (O.R.=1.02 C.I.=0.63-1.67).
La multifattorialità della endometriosi suggerisce la necessità di analizzare altri polimorfismi possibilmente rilevanti per la patologia (es: aromatasi) o per il metabolismo di contaminanti la cui esposizione è stata associata alla sua insorgenza; recenti studi, infatti, hanno suggerito che l’esposizione a xenobiotici ad azione simil-ormonale (o interferenti endocrini), tra cui alcuni idrocarburi aromatici polialogenati, incluse le diossine (TCDDs), i dibenzofurani (PCDFs) e i policloro-bifenili (PCBs), potrebbe determinare un incremento del rischio. In riferimento alla biotrasformazione di questi contaminanti persistenti ai quali la specie umana è esposta principalmente attraverso la dieta, saranno quindi presi in considerazione i polimorfismi di CYP1A1, UDP-glucuronil transferasi e Sulfotransferasi, e i risultati ottenuti saranno incrociati con i dati di esposizione relativi alla popolazione oggetto dello studio.


Ultimo aggiornamento: luglio 2006